Un anno di guerra

Un anno dopo l’inizio della guerra in Ucraina sono evidenti la catastrofe della Russia e la bancarotta del pacifismo.

Un anno di guerra contro l’Ucraina. Trecentosessantacinque giorni di stragi, distruzioni, sequestri di bambini ed altre atrocità. Un anno insanguinato per l’Europa e il mondo. Più di un secolo indietro per la Russia. Perché il danno che criminali come Putin e Kirill stanno facendo alla Russia è di gran lunga maggiore del danno che stanno facendo all’Ucraina.

Più di cento anni indietro. L’impressione è che la Russia, non riuscendo a fare i conti con il suo passato comunista, abbia deciso semplicemente di rimuoverlo. E di tornare, dunque, a quello che c’era prima. Seguendo il dibattito attuale in Russia – che ha, soprattutto nelle televisioni, tratti di vera e propria follia di massa – l’impressione è di ritrovarsi catapultati nella Russia di Dostoevskij. E di sentir parlare il suo idiota, quel principe Myskin che affermava: ’Bisogna che il nostro Cristo risplenda a difesa contro l’Occidente, un Cristo che noi abbiamo conservato e che loro non conoscono!” Il Cristianesimo ortodosso, la santità e la purezza della Russia contrapposti spiritualmente alla corruzione che viene dall’Occidente. Una spiritualità che naturalmente è destinata a degenerare nella più atroce violenza. Continue reading “Un anno di guerra”

Sanremo e il monologo impossibile

C’è un monologo che è impossibile, sul palco dell’Ariston, una differenza che non può essere socialmente riconosciuta.

sanremo 2023 monologo chiara francini
Chiara Francini a Sanremo

Qualche giorno fa parlavo, in una delle mie quinte, della globalizzazione. Degli aspetti oscuri della globalizzazione: la finanziarizzazione dell’economia, la delocalizzazione, la precarizzazione, lo sfruttamento globale. E dicevo che se c’è una lotta che identifica la mia generazione, è la lotta contro quella globalizzazione. Una lotta che abbiamo perso a Genova.

E ho chiesto loro quale sia, nella loro percezione, la lotta della loro generazione. Ci hanno pensato un attimo, poi hanno risposto senza tentennamenti: la lotta contro il razzismo e l’omofobia. Una lotta importante, in effetti. Faccio notare che sono stati fatti molti passi avanti. Obiettano che non è abbastanza. Hanno ragione.

Non ho visto Sanremo. Affermazione che equivale oggi ad una dichiarazione di snobismo, che forse riuscirò ad attenuare precisando che ho un figlio di poco più di un anno, e per lo più si arriva a sera con una stanchezza che non si concilia troppo con gli orari di Sanremo. I giornali e i social network hanno avuto però la premura di informarmi su tutto quello che è accaduto a Sanremo. Un cantante ha preso a calci delle rose, in un impeto di rabbia che forse era preparato e forse no; un altro cantante ha baciato sulla bocca, con un certo trasporto, un tale davanti a sua moglie; la moglie di questo tale ha tenuto un monologo durante il quale ha parlato della sua sensazione passata di non essere abbastanza. E non è stata l’unica a tenere un monologo: una campionessa sportiva dalla pelle nera ha parlato della sua condizione di donna che è cresciuta sentendosi diversa, mentre un’attrice ha parlato delle donne che non sono madri. Continue reading “Sanremo e il monologo impossibile”

Gianni Vattimo e gli avvoltoi

Il tribunale di Torino ha condannato per circonvenzione di incapace Simone Caminada, compagno del filosofo Gianni Vattimo. Ora, dichiarare incapace di intendere un filosofo significa, con ogni evidenza, decretarne la morte intellettuale: perché un filosofo incapace di intendere è un filosofo morto. Non ho però informazioni che mi consentano di criticare la decisione dei giudici. Spero solo che su di essa non abbia pesato qualche pregiudizio gerontofobo o, peggio, omofobo.

La vicenda mi ha fatto tornare alla memoria una cosa. Dopo la laurea lavorai, tra le altre cose, come segretario di uno scrittore e filosofo che aveva esattamente l’età che ha oggi Vattimo. Fragile, certo: perché era anche cieco. Dipendeva totalmente dalle persone che si prendevano cura di lui: il ragazzo che gli sbrigava tutte le faccende, la cuoca, chi restava a dormire con lui. E io, che gli leggevo libri e giornali e lo aiutavo a scrivere. Nessuno, per quello che ne so, ha tentato di raggirarlo. Tutti, piuttosto, sopportavano pazientemente le sue sfuriate: perché il filosofo non aveva un carattere facile.

Una mattina lo trovai agitato. Aveva appena cacciato qualcuno di casa, mi dissero. E fu lui stesso a spiegarmi la cosa. Erano venuti dei tali di non so quale ente religioso. Gli avevano fatto presente che la morte incombe su di tutti, e a ottantasette anni incombe parecchio, e bello sarebbe lasciare questo mondo compiendo un’opera meritoria. Opera che potrebbe consistere, ad esempio, nell’intestare tutti i propri beni ad un ente religioso come il loro. Avvoltoi, li chiamò il vecchio, lucidissimo filosofo. E mi spiegò che non erano i primi e non sarebbero stati gli ultimi.

Scoprii così che esiste un piccolo esercito di emissari benefici che prendono d’assalto anziani più o meno soli e più o meno facoltosi con l’intento di convincerli a fare quest’ultima opera di bene, alleggerendo la coscienza e il patrimonio. E non sono a conoscenza di giudici che abbiano decretato, in casi simili, che c’è stata circonvenzione di incapace, facendo leva sulla solitudine, sulla fragilità legata all’età e sulla paura della morte.

Come amore confonde i sentieri

Mi nascondevo in fondo alla mia casa
in fondo alla mia casa a pianoterra
in fondo alla cucina in cui dormivo
insieme a mio fratello e mia sorella
mi nascondevo e guardavo la porta
col cuore che batteva che batteva
e gli dicevo mio cuore ti prego
non battere così ci troverà
ma giungeva il rumore ed era come
se il mondo sospendesse il suo respiro
e m’inghiottisse giù con quella mano
orribile che apriva la finestra
e mi prendeva in fondo alla cucina
e più non ero me più non avevo
un posto al mondo in cui dire io sono
o pronunciare la parola ancora
o pronunciare la parola madre
nel buio stavo solo con me stesso
preso da quella mano che era mia.

Una volta mi presero – ero ancora
in fondo alla mia casa a pianoterra –
e mi portarono in un altro fondo
una caverna questa volta: ed umida
e mi tennero lì per qualche tempo
finché qualcuno più attento degli altri
prese ago e filo e mi cucì le palpebre.

Mi piaceva la vita con le palpebre
cucite avevo un mondo dentro me
ed era meglio di via Tiro a Segno
crescevano giganti i tulipani
e i soldati crociati li coglievano
e tornavano a casa raccontando
di come amore confonde i sentieri
e riconduce ogni cosa all’origine.

I fantasmi di Alfredo Cospito

La “via immaginifica alla distruzione dell’esistente” di Alfredo Cospito e della Federazione Anarchica Informale è pura, masturbatoria esaltazione della violenza.

Dirò subito quello che penso della questione del 41 bis. Poiché è ormai evidente che Alfredo Cospito non chiede di essere sottratto personalmente al 41 bis, ma digiuna per ottenerne l’abolizione, la questione è se la sua richiesta, la sua lotta, sia giusta o meno. E a me la risposta appare chiara: il 41 bis non è compatibile con la democrazia. Nessun essere umano può essere sottoposto a quella forma di carcerazione senza che se ne violi la dignità. Continue reading “I fantasmi di Alfredo Cospito”

Il dovere di essere transculturali

I grandi capolavori del pensiero (e della poesia, della letteratura, dell’arte) appartengono all’umanità ed hanno uno straordinario valore formativo. Per questo abbiamo il dovere di farli conoscere agli studenti.

Nell’ultimo numero di “Educazione Aperta” è uscito un mio saggio piuttosto lungo su perché e come inserire il pensiero cinese nella didattica della filosofia. È un tema, quella della didattica comparata e transculturale della filosofia, di cui mi sono occupato in un altro saggio comparso sulla stessa rivista; mi piacerebbe raccogliere i due saggi in volume, integrandoli con uno studio sulla didattica della filosofia indiana. Sto intanto lavorando a un sito – Monimos. Mondi filosofici – con il quale intendo offrire con licenza aperta materiali per una simile didattica non eurocentrica.

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