Una città pornografica

Malena ha pubblicato un libro – Pura. Il sesso come liberazione (Mondadori) – in cui racconta il percorso umano che l’ha portata da un piccolo paesino pugliese alla ribalta nazionale come pornostar. Il fatto che sia stata invitata a presentarlo a Manfredonia durante la prima edizione di un premio letterario ha suscitato reazioni sdegnate in quel paese cattolicissimo, tra le quali risaltano in particolare quelle del filosofo cattolico Michele Illiceto, che in un intervento dal titolo “Manfredonia, una città pornografica?” tra l’altro scrive:

E prego l’Amministrazione comunale di essere almeno coerente e onesta con se stessa. Il 31 agosto non andate dietro al sacro quadro della Madonna di Siponto, tutta pura e casta, e la cui purezza è tutt’altro rispetto a quella proposta dalla pornostar Malena.

In un intervento successivo Illiceto torna sulla ragioni filosofiche della sua dura presa di posizione, rispondendo alle obiezioni di un suo ex-studente. E lo fa ricorrendo a Kant, che per una curiosa svista definisce “agnostico”, e la cui etica considera pienamente laica. La questione dunque è: il modello di sessualità libera proposto da Malena nel suo libro è universalizzabile? La risposta per Illiceto è scontata: no. Perché? Se la risposta fosse sì, afferma, “allora, perché non insegnarla a scuola come materia di educazione sessuale, convinti che il sesso pornografico sia una forma di liberazione da tutti i tabù e i divieti.”

Lasciamo per un attimo da parte la questione pedagogica, sulla quale torneremo. E consideriamo invece se sia universalizzabile il modello di sessualità di un cattolico come Illiceto. Nel Catechismo della Chiesa cattolica si legge che ogni battezzato è chiamato alla castità; esistono però diverse forme di castità. Per chi non è ancora sposato e per chi è vedovo, la castità consiste nell’astensione totale dall’atto sessuale. Per gli sposi invece la castità consiste per così dire nella massima astensione possibile. Gli sposi dovranno evitare quelle offese alla castità che sono la lussuria, la masturbazione, la prostituzione, lo stupro e, appunto, la pornografia, cose che per il Catechismo sono – ed è vergognoso: semplicemente – sullo stesso piano (par. 2351 segg). Quanto agli omosessuali, la cui condizione costituisce per la Chiesa una grave depravazione (par. 2357), essi sono chiamati alla castità, evidentemente intesa nel suo senso più pieno: negazione della sessualità.

È universalizzabile questa visione della sessualità? Quale tipo di società creerebbe una applicazione su larga scala di questa visione? Una società nella quale i naturali impulsi sessuali sono disciplinati dalla forza della spiritualità o invece una società nella quale la colpevolizzazione degli stessi impulsi, la loro negazione, la denigrazione dell’omosessualità, il considerare l’innocente masturbazione alla stregua dello stupro portano a un diffusa infelicità corporea, a una sistematica ipocrisia e alla persecuzione di gay e lesbiche? La domanda è retorica: la risposta è nella storia del nostro cattolicissimo, e infelicissimo, Paese.

Torniamo alla questione educativa. L’educazione sessuale è la grande assente della nostra scuola. Un vuoto formativo spaventoso, che viene riempito da un lato da affermazioni moralistiche, come quelle che sto discutendo, e dall’altro, appunto, dalla pornografia, cui gli studenti hanno accesso prestissimo, grazie agli smartphone. Scandalizzarsi per la pornografia, al punto tale da indignarsi se una attrice porno viene invitata a parlare di un suo libro, vuol dire appunto fare della pornografia un tabù, mentre sarebbe urgente, a scuola, confrontarsi con una realtà che costituisce una parte importante della formazione personale dei nostri studenti.

Le conclusioni di Illiceto su Malena sono il linea con il Catechismo. Per lui, uomo cattolico, quella di Malena è una “dipendenza” dal sesso – ma se possiamo parlare di dipendenza quando una cosa ha grande importanza nella nostra vita, allora dovremo parlare anche di dipendenza di Illiceto dalla religione – e la sua sessualità “è confusa e ridotta”; il suo è un “corpo senza pensiero”. E qui, pur con l’amicizia verso Illiceto, non si può fare a meno di pensare alla violenza di un uomo che giudica la sessualità di una donna.

Confesso che pur essendomi inoltrato parecchio nella vita non sono sicuro di saper dire cosa sia la sessualità. Così come non sono sicuro di saper rispondere a tutte le domande che riguardano me stesso. Cos’è il mio io? Cos’è un io? Che rapporto c’è tra l’io e il non-io? Che rapporto c’è tra la mia mente e il mio corpo? Cos’è un corpo? Il mio corpo sono io, o sono altro dal mio corpo? Eccetera. Una persona religiosa ha risposte a tutte queste domande. Per Illiceto, ad esempio, c’è vera sessualità se vi sono quattro cose: la ragione, il cuore, il corpo e la spiritualità. Per me ognuna di queste cose apre altre mille domande. Cos’è la spiritualità? Non esiste forse una spiritualità intrinseca del sesso? Il valore della filosofia, per me, consiste nel tenere aperte queste ed altre domande, fino alla morte – e magari vivere la morte stessa come un campo di esperienza. E rispettare sempre chi ha il coraggio di esplorare liberamente qualche campo di esperienza, compreso il sesso.

Non sono sicuro che una città pornografica sarebbe la peggiore delle città possibili. Né mi dispiacerebbe troppo, per dirla tutta, se gli amministratori la smettessero di andare dietro al quadro della madonna.

Foto di Michael Prewett su Unsplash

Author: Antonio Vigilante

antoniovigilante@autistici.org