Molti cattolici sono scandalizzati dalla ostentazione del Vangelo e del rosario da parte di Salvini. Per chi considera il cristianesimo, anche nella sua versione cattolica, la religione che sta dalla parte degli ultimi, dei poveri e degli emarginati, si tratta di una strumentalizzazione che tradisce l’essenza del messaggio evangelico. Ma è davvero così? Il cristianesimo, anche nella sua versione cattolica, è la religione dell’amore? Chi lo crede sembra aver dimenticato che fin dalla sua affermazione politica, nel quarto secolo dopo Cristo, il cristianesimo ha praticato la soppressione sistematica di chiunque venisse percepito come avversario, a cominciare dai pagani, uccisi barbaramente (come Ipazia) mentre i loro templi venivano demoliti con uno zelo iconoclasta che nei nostri tempi appartiene solo allo Stato Islamico. La storia dell’Europa cristiana è attraversata da una scia di sangue che, con la scoperta dell’America, ha attraversato l’oceano.
Una cosa indubbiamente affascinante delle religioni, e segnatamente della religione cristiana, è che ognuno può trovarvi quello che vuole. Il pacifista vi trova la pace e l’amore, il guerrafondaio l’odio, la conquista e lo sterminio; l’anarchico la ribellione all’autorità, l’autoritario al contrario l’obbedienza e la gerarchia, e così via. Si spiega così come dal tronco della Bibbia e del Vangelo siano sorti rami così diversi: il pacifismo degli anabattisti e dei quaccheri ma anche le crociate, l’Inquisizione, il suprematismo bianco. Bisogna purtroppo osservare anche che il pacifismo è una posizione minoritaria e fortemente contrastata dalle maggiori confessioni cristiane, fino a tempi molto recenti (si pensi al processo contro don Milani).
Ognuno può trovarvi quello che vuole, ho detto. Una usanza antica ancora abbastanza diffusa tra i credenti è quella di aprire la Bibbia a caso per cercare risposte riguardanti la propria situazione. La Bibbia viene interrogata come una sorta di I Ching. Proviamo ad aprirla anche noi a caso, ed interroghiamola su Salvini.
Ecco: Giobbe, capitolo 9. Siamo lontani dal Vangelo, nel cuore della Bibbia più filosofica, quella dei כתובים, che noi chiamiamo libri sapienziali.
Trovo che quello di Giobbe sia il libro più profondo della Bibbia. Ed anche il più attuale. Conoscete la storia: Giobbe se la passa bene, ha soldi, pecore, cammelli e figli in abbondanza, ed è un uomo pio. Ma Dio e Satana fanno una scommessa. Giobbe è pio, dice Satana, perché le cose gli vanno bene. Che succederebbe se avesse delle disgrazie? Continuerebbe ad essere pio, o bestemmierebbe? Dio accetta la scommessa, o meglio l’esperimento, che è del massimo interesse anche per noi. Satana potrà rovesciare su Giobbe qualsiasi flagello, per vedere l’effetto che fa. Si potrebbe osservare che essendo Dio onnisciente l’esperimento era inutile e la scommessa poco onesta, ma sono sottigliezze teologiche di cui non è il caso di occuparsi qui. Giobbe perde tutto, a cominciare dalle bestie, che probabilmente erano le sue cose più preziose. Quando sono morti tutti, figli compresi (ma sopravvive la moglie, e non è escluso che Satana la annoverasse tra i flagelli), Giobbe si rade il capo e, rassegnato, benedice il nome di Dio. Stremati dalla fatica, per secoli i cristiani devono essersi fermati qui, dal momento che esiste una ricca letteratura sul “paziente Giobbe”.
Le cose vanno diversamente. Quando dei tizi vanno a trovarlo con il proposito di consolarlo, Giobbe perde le staffe. Perché il loro argomento è che se Giobbe ha avuto tante disgrazie, qualcosa deve aver fatto. Magari non vuole dirlo, magari nemmeno ne è consapevole, ma qualcosa dev’esserci: Dio non colpisce chi è giusto e pio. Giobbe sa di essere assolutamente innocente. E comincia a dire cose che, se qualcuno le dicesse durante un comizio nell’Italia del 2018, rischierebbe una denuncia ai sensi dell’articolo 724 del Codice Penale. Dice, ad esempio, che quando una calamità – un alluvione o un terremoto – fa molte vittime, Dio “se ne ride della disgrazia degli innocenti” (9, 23, traduzione CEI). Un crudeltà inaudita e incomprensibile, perché Dio non ha nemmeno da fregarsi le mani per gli appalti per la ricostruzione. Ma il passo che ci riguarda è quello immediatamente successivo (9, 24):
ארץ נתנה ביד-רשע– פני-שפטיה יכסה אם-לא אפוא מי-הוא
La CEI traduce:
Lascia la terra in potere dei malvagi
egli vela il volto dei suoi governanti.
Ad essere precisi, שפטיה si riferisce ai giudici più che ai governanti, ma il concetto è chiaro: è per volere (colpa, diremmo) di Dio che il mondo è governato da brutta gente. Il concetto è ribadito in seguito: “Toglie il senno ai capi del paese” (12, 24).
Ora, si potrebbe obiettare che queste sono la parole di Giobbe, lo sfogo di un uomo provato, che la Bibbia ospita solo come caso umano, per così dire. Ma non è così. Alla fine del libro Dio stesso interviene. E se fa una bella ramanzina a Giobbe, ricordandogli la sua nullità, se la prende soprattutto con i suoi interlocutori, quelli che sostenevano che Dio è giusto, e dunque Giobbe deve aver fatto qualcosa di male. Ed ecco cosa dice loro: “La mia ira si è accesa contro di te ed i tuoi amici, perché non avete detto di me cose rette, come ha fatto il mio servo Giobbe” (42, 7, ancora la traduzione CEI). Giobbe ha detto che Dio se la ride della disgrazia degli innocenti e fa governare il mondo dai malvagi. E Dio conferma che queste affermazioni non sono bestemmie, ma cose giuste.
Dunque sì: Dio vuole che Salvini sia ministro. Così dice l’oracolo. Sogniamo e aspettiamo il giorno in cui la nostra vita pubblica realizzerà un altro passo biblico: “Le parole dei sapienti pronunciate con calma si capiscono meglio degli urli di un potente che parla in mezzo agli stolti” (Qohelet, 9, 17). Ma Qohelet era “Colui che parla nell’assemblea” (questo è il significato del suo nome). Fosse stato “Colui che scrive sui social network”, chissà se l’avrebbe scritto, quel passo.
Articolo pubblicato su Gli Stati Generali, 11 agosto 2018.