Per me, come per molti (Gandhi tra questi), Il Regno di Dio è in voi di Tolstoj è uno dei libri da portare con sé nelle diverse stagioni della vita, uno di quei libri che invecchiano con noi e che portano i segni di molteplici, spesso sofferte letture.
Invecchiata con me è la vecchia edizione Manca (1991), dalla copertina rossa e un Tolstoj accigliato in copertina, con all’interno il biglietto da visita di Ornella Pompeo Faracovi, che non è più tra noi (che è nella compresenza, direbbe Capitini). Mi pareva che non vi fossero a disposizione altre edizioni e per questo ho pensato di ordinare i miei appunti di (ri)lettura e farne una nuova edizione con mia introduzione. Mi sembrava urgente rimettere in circolazione in un periodo di grave crisi della nonviolenza un libro che è oggi più attuale che mai, per l’analisi implacabile, impietosa del sistema di dominio politico-religioso della Russia zarista, che non è troppo diverso dal sistema fascista della Russia di Putin.
Il libro è ora disponibile in cartaceo e digitale nell’ambito del mio progetto libertario endehors. Ho detto che credevo che l’ultima edizione fosse quella di Manca del ’91. Vedo che è uscita intanto anche una edizione, sia cartacea che elettronica, presso l’editore goWare, con introduzione di Stefano Garzonio e uno scritto di Giuliano Procacci. Scegliete l’edizione che preferite: ma leggetelo.
Di seguito la quarta di copertina.
***
“Dominare vuol dire violentare, violentare vuol dire fare ciò che non vuole colui sul quale è commessa la violenza, e certo ciò che non vorrebbe sopportare colui che la commette; per conseguenza, essere al potere vuol dire fare ad altri ciò che noi non vorremmo che fosse fatto a noi stessi, cioè fare del male.”
Pubblicata in Francia nel 1893 (in Russia circolò clandestinamente), Il Regno di Dio è in voi è la più importante delle opere filosofico-religiose di Lev Tolstoj. Un testo che ha esercitato un’influenza decisiva su Gandhi e che conserva ancora oggi un grande interesse, non solo perché costituisce un tassello fondamentale per la comprensione del pensiero di uno dei più grandi scrittori di ogni tempo, ma anche per l’analisi serrata dei rapporti tra potere e violenza e dei meccanismi di deresponsabilizzazione che conducono non solo ad accettare un sistema sociale violento ed oppressivo, ma anche a parteciparvi attivamente.
L’opera è riproposta nella traduzione di Sofia Behr, approvata da Tolstoj, con un saggio introduttivo di Antonio Vigilante.