Fame

Prendete due uomini, o due donne, o un uomo e una donna. Affamati. E tra loro del cibo, che basta per sfamare soltanto uno dei due. Dubito che esista una qualsiasi dottrina o teoria filosofica o morale, o religione, in grado di impedire che questi due si ammazzino per togliere il cibo all’altro.
Il bene e la morale nascono una volta che si è placata la fame; la virtù esiste solo per le bestie sazie.
Con il capitalismo succedono due cose. Una parte di umanità – l’occidente capitalista – sazia la fame. Di qui il diffondersi di ideali umanitari, dei diritti umani, delle religioni che, sanguinarie fino ad ieri, ora predicano la pace e l’amore. Dall’altra, il capitalismo ha bisogno di una fame infinita. Soddisfatti i bisogni primari, naturali e necessari, bisogna alimentare quelli naturali e non necessari e, ancora, quelli né naturali né necessari. Bisogna che si sia sempre nel bisogno; e per soddisfare questi bisogni non bastano il pane e l’acqua, né il caviale e lo champagne. Occorrono il petrolio, e il coltan, eccetera. Di qui, ancora, la violenza: una violenza ancora più feroce, ma nascosta dietro il palinsesto dei diritti umani e dell’etica dell’amore. L’uomo e la donna del capitalismo sono le uniche bestie che restano feroci anche quando hanno saziato la fame del corpo: perché una fame più profonda, e che nulla può soddisfare, e che richiede sacrifici infiniti, li divora.

Author: Antonio Vigilante

antoniovigilante@autistici.org

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