Gli antichi greci vedevamo molte cose diversamente da noi. Tra queste, il tempo. Dicevano che il futuro è dietro le spalle ed il passato è davanti a noi. A pensarci, avevano ragione. Davanti a noi c’è quello che vediamo, alle nostre spalle ciò che ignoriamo: ed il passato è ciò che conosciamo, che rivediamo, cui ripensiamo. Il futuro non è. Ed allora cosa opportuna sarebbe augurarsi buon anno vecchio, più che buon anno nuovo. Perché il senso della nostra vita dipende in larga misura dal modo in cui interpretiamo il passato che abbiamo davanti agli occhi. Se lo vediamo come un paesaggio caotico, la rappresentazione di un pittore particolarmente fantasioso e bizzarro o il paesaggio smorto partorito dalla malinconia di un artista senza troppa voglia di vivere, è difficile che i giorni in cui scivoliamo possano portarci qualcosa di buono – quel po’ di bene in cui incapperemo scorrerà via come vino in un vaso rotto, per usare un’immagine di Lucrezio. Siamo creature di senso, ed il senso ci viene dal passato. Da un passato che può essere anche infelice, travagliato, pieno di errori, ma cui non è mai impossibile dare una forma ed una direzione. Buon anno vecchio, dunque.
Recupero questo post dal mio vecchio blog Minimo Karma, affondato con Blogsome ormai da qualche anno, grazie alla WayBack Machine di Internet Archive.