Palestina libera

La Russia ha invaso l’Ucraina. Quelli di Potere al Popolo sono andati in piazza a protestare contro la Nato. Perché è evidente che quel brav’uomo di Putin – che solo un calunniatore come chi scrive può considerare fascista – è stato costretto, col cuore che gli piangeva, ad invadere l’Ucraina per ristabilire un po’ di giustizia internazionale.

Israele sta massacrando i palestinesi dopo il gravissimo attentato del 7 ottobre. Quelli di Potere al Popolo vanno in piazza a bruciare la bandiera di Israele e a protestare contro la Nato, che ci sta sempre bene. E Hamas? Niente, non pervenuta.

Nel primo caso quello che rimane della sinistra comunista in questo Paese appoggia un dittatore palesemente fascista. Nel secondo caso evita – è il meno che si possa dire – di condannare il fascismo di Hamas. Nel comunicato della manifestazione di ieri scrivono:

Stop all’invio di armi per la guerra in Ucraina; riconoscimento dello Stato Palestinese; revoca dell’accordo di cooperazione militare tra Italia e Israele; via l’Italia dalla Nato; tagliare le spese militari per finanziare le spese sociali; stop al genocidio a Gaza.

Non una sola parola su Hamas. Zero.

Detto questo, Israele sta compiendo sui palestinesi un genocidio: e bisogna denunciarlo senza farsi irretire dallo schifoso ricatto dell’accusa di antisemitismo. Cosa sia genocidio lo ha chiarito una volta per tutte la risoluzione dell’ONU Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of Genocide del 1948, ratificata da Israele nel 1950, all’articolo 2:

In the present Convention, genocide means any of the following acts committed with intent to destroy, in whole or in part, a national, ethnical, racial or religious group, as such:

(a) Killing members of the group;

(b) Causing serious bodily or mental harm to members of the group;

(c) Deliberately inflicting on the group conditions of life calculated to bring about its physical destruction in whole or in part;

(d) Imposing measures intended to prevent births within the group;

(e) Forcibly transferring children of the group to another group.

Si noti che non occorre, per parlare di genocidio, che siano presenti tutti e cinque i punti; basta che ve ne sia uno (“any of the following acts”). E non c’è alcun dubbio che Israele sia uccidendo – massacrando – i palestinesi, che li stia menomando fisicamente e mentalmente e che da gran tempo stia sottoponendo i palestinesi della Striscia di Gaza a condizioni di vita inaccettabili, ben documentati anche da organismi come Amnesty International. Una obiezione possibile è che non si può parlare di genocidio perché mancherebbe l’intenzione “to destroy, in whole or in part, a national, ethnical, racial or religious group”. Ora, al netto del fatto che per un bambino ammazzato dalle bombe israeliane non fa grande differenza l’intento di chi l’ha lanciata, per negare che vi sia un tale intento bisogna davvero ignorare la direzione che ha preso Israele con Nethanyau. Per avere l’intenzione di distruggere un gruppo etnico bisogna intanto riconoscerne l’esistenza. “There was no such thing as Palestinians”, affermò Golda Meir, allora capo del governo, nel 1969. E l’idea – che è genocida – è ripresa oggi da Bezalel Smotrich, leader del Partito Sionista Religioso e ministro delle Finanze nel governo Nethanyau. Negare l’esistenza di un popolo è già genocidio culturale. Se poi si bombarda quel popolo, il genocidio diventa effettivo.

Dunque. Hamas è un movimento islamico-fascista e i massacri del 7 ottobre sono un orrore che nulla, nemmeno le violenze subite dai palestinesi di Gaza negli anni, nell’indifferenza dei Paesi democratici, può spingere a giustificare o anche solo a minimizzare. La risposta di Israele, che va oltre la vendetta – sono già morti più di tremila e cinquecento bambini – ed evidentemente non può essere giustificata con la necessità di distruggere Hamas, rappresenta un genocidio annunciato, pianificato ed eseguito davanti agli occhi del mondo intero. Nessuna soluzione sarà possibile fino a quando saranno al potere, da una parte e dall’altra, i fanatici religiosi, che fanno quello che è il loro mestiere: praticare l’odio in nome di Dio. E chi in Occidente si ritiene di sinistra farebbe bene a non fare il gioco di un fanatismo, condannando l’altro.

Palestina libera vuol dire, oggi, libera dal fanatismo e dal fascismo religioso. E questo naturalmente vale anche per Israele.

Foto di Jakob Rubner su Unsplash

Author: Antonio Vigilante

antoniovigilante@autistici.org