Prima gli italiani! Anzi: prima i Rom!

La notizia che una famiglia di Rom ha occupato a Porto Cervo una lussuosa villa la cui proprietà riconducibile a Formigoni (ma i giornali parlano senz'altro di "villa di Formigoni") mette in serio imbarazzo salviniani e populisti d'ogni genere. Da una parte i Rom, dall'altra Formigoni, rappresentante dell'odiata casta politica. Chi odiare di preferenza? Verrebbe quasi da preferire i Rom, questa volta, tanto più che la motivazione dei genitori - "Anche i nostri figli hanno diritto a una vacanza al mare" - è di quelle che mettono tenerezza. Ma i Rom sono Rom, e l'odio nei loro confronti è radicato, tenace, fortissimo.Una soluzione che salva capra e cavoli è la domanda: come mai in questo caso hanno sgomberato rapidamente, mentre quando occupano la casa di un poveraccio non si riesce a mandarli via nemmeno con le bombe? Con questa domanda il populista manifesta la massima antipatia verso i Rom senza cedere di un millimetro nel suo odio verso Formigoni. Se qualcuno poi gli chiedesse come e quando dei Rom, che in genere si vedono negato il diritto alla casa popolare, hanno abusivamente occupato la casa di un poveraccio, il populista salviniano si illuminerebbe come chi si trova a ricevere un inaspettato assist. Ve la ricordate la faccenda di Avezzano? Ah, c'è da fremere di indignazione a distanza di più di un anno. Una povera famiglia di italiani, lui muratori e lei casalinga, che si allontana un po' da casa e al ritorno, orribile a dirsi, la trova occupata da una famiglia. E quale famiglia! Rom! All'epoca (era il marzo del 2016) Salvini si precipitò di corsa in difesa degli espropriati, e un leghista locale, tale Paolo Arrigoni, annunciò che era disposto a dargli man forte con una ruspa. Una ruspa vera. "E’ inimmaginabile che una famiglia con tre figli finisca per strada a causa dell’ennesima truffa messa in atto dai rom. Ormai è sufficiente assentarsi per qualche ora che si rischia di perdere casa, di perdere tutto. Rom, immigrati clandestini, finti profughi, quand’è che il governo finalmente inizierà a tutelare i cittadini italiani e non questi parassiti senza scrupoli e pronti a tutto?", aveva dichiarato indignato ai giornali.Rom, immigrati clandestini, profughi (ovviamente finti) da un lato, cittadini italiani dall'altro. Ma le cose non stavano proprio così.Come è noto a chiunque conosca un po' la realtà rom, ossia quasi a nessuno, in Rom sono stanziati in Abruzzo fin dal Quattrocento. Centinaia di anni. Sono italiani esattamente come tutti gli altri. Italiani con cittadinanza italiana. Italiani con tutti i diritti dei cittadini italiani, compreso il diritto alla casa.E' chiaro che il salvinianesimo si trova di fronte ad un problema di non poco conto. "Prima gli italiani", gridano salviniani e populisti (compresi molti pentastellati). Dopo la crisi delle grandi narrazioni, per molti italiani è questo l'unico slogan pseudo-politico praticabile. Ed è uno slogan che non contiene, propriamente, la rivendicazione di un qualche primato morale e civile del popolo italiano. Sono inutili complicazioni intellettualistiche, roba d'altri tempi, quando si soppesava il contributo dei popoli:[…]

Ripartire dai Rom

Durante la puntata di ieri (2 marzo) di Presa Diretta, una bravissima Dijana Pavlovic ha ricordato la tragedia delle sterilizzazioni di donne Rom in Svizzera dagli anni venti fino al 1974. Una storia che pochi conoscono, e che rappresenta la continuazione, nel cuore dell’Europa e in quello che si considera un paese civile, del Porrajmos, lo sterminio nazista dei Rom. Erano parole, quelle di Dijana, che meritavano di essere seguite dal silenzio: dalla riflessione, dal rispetto. Sono state seguite, invece, dall’ennesima manifestazione di razzismo. Il leghista Buonanno, uno dei rappresentanti più pittoreschi del movimento, dopo aver rovesciato contro i Rom le solite accuse, ha concluso: “Gli zingari sono la feccia della società”. Ed il pubblico ha applaudito. Chiunque dia addosso ai Rom, nel nostro paese, può essere sicuro di ricevere applausi: e di ottenere voti. Nei confronti dei Rom è in atto nel nostro paese una calunnia continua, sistematica e pericolosissima, che passa principalmente attraverso la disinformazione pseudo-giornalistica. E’ significativo il caso di qualche giorno fa: due ragazze Rom portate in questura a Siena sostanzialmente solo perché Rom, e denunciare per il possesso di tre cacciaviti. Il comunicato della Questura di Siena, ripreso dai giornali, era così titolato: “Fermate dalla Polizia due ladre con arnesi da scasso”. Un titolo che lascia intendere che le due ragazze siano state fermate per aver rubato, e non per il possesso di strumenti che, nella interpretazione della polizia, potevano servire per rubare (evidentemente, non si può fare a meno di notare, alcuni oggetti cambiano di funzione se posseduti dai Rom). E’ risaputo che molte persone si fermano alla lettura dei titoli: e quell’articolo, come tanti, avrà confermato il lettore medio nei suoi Molto conta, nell'alimentare l'odio, l’assurda convinzione che le donne Rom rapiscano i bambini. Una convinzione fondata sul nulla, ma che si alimenta costantemente grazie a pseudo-notizie giornalistiche. Per una donna Rom è molto facile finire in galera con l’accusa di aver tentato di rapire un bambino. Basta che gli si avvicini, magari solo per fargli una carezza. O anche meno. Nel 2007 a Maria Feraru, una donna Rom di 45 anni madre di otto figli, di cui uno malato di poliomielite, bastò il fatto di trovarsi casualmente vicino ad un bambino, sulla spiaggia di Isola delle Femmine, perché scattasse contro di lei l’accusa di volerlo rapire e finisse in galera. E può ritenersi fortunata, perché il processo nel suo caso ha consentito di accertare la verità. «Il gesto compiuto dalla nomade sulla spiaggia se posto in essere da una qualunque altro bagnante sarebbe stato interpretato quale manifestazione delle più varie intenzioni: dalla coccola verso il bambino, al tentativo di fermarlo mentre correva verso la strada”, ha ammesso il giudice. Una madre di otto figli è stata messa in galera per la sola colpa di non aver mantenuto una distanza di sicurezza tra sé e il bambino, evidentemente nemmeno per colpa sua, poiché era stato il bambino a correre verso di lei. In quanti avranno letto la notizia della sua scarcerazione? Quanti di[…]

Soggetti pericolosi

Stai passeggiando per una città d’arte, quando vieni avvicinato dalla polizia. Vogliono sapere che ci fai da quelle parti. Domanda strana: quella città, proprio perché è una città d’arte, è piena di gente che viene da ogni parte del mondo; e proprio a te vengono a chiedere che ci fai? Alla domanda, dunque, rispondi con un volto incredulo: e non è la risposta che a polizia si aspettava. E allora ti portano in Questura. Detto così, sembra l’inizio di un racconto kafkiano. Tutto acquista un senso, evidentemente, se si specifica che le protagoniste di questa vicenda sono di etnia Rom. Due ragazze Rom di di 21 e 26 anni, informa la polizia di Siena, sono state fermate nei pressi della Fortezza Medicea e, poiché “non hanno saputo giustificare la loro presenza nella nostra città”, sono state accompagnate in Questura. Evidentemente questa cosa di non saper giustificare la propria presenza da qualche parte dev’essere grave. Può essere che i poliziotti si siano offesi, perché le due ragazze non si sono lasciate andare ad elogi della città di Santa Caterina, delle sue bellezze e del cuore grande che ti apre, come assicura la scritta su porta Camollia. Alla ricerca d’una risposta, si sono messi a rovistare nell’automobile delle due ragazze, nella quale hanno trovato qualcosa di terribile: dei cacciavite. I quali, notoriamente, non sono aggeggi che servono per stringere le viti, e che come altri aggeggi di ferramenta possono tornare utili quando si è alla guida di un’automobile, ma attrezzi da scasso. Dal controllo emerge anche che l’automobile ha l’assicurazione scaduta. Brutta cosa, per la quale l’automobile è stata sequestrata e la proprietaria multata. Provvedimento doveroso e giusto. Ma come si giustifica l’ulteriore denuncia e il provvedimento di allontanamento da Siena per tre anni? “A seguito degli accertamenti svolti dalla Polizia Anticrimine della Questura, sono state infatti, ritenute persone pericolose per la sicurezza pubblica, anche perché entrambe non avevano alcun legame con il territorio, né svolgevano attività lavorativa nella nostra città”, si legge nel comunicato della Questura. Ragioniamo. Queste due ragazze sono state allontanate perché ritenute pericolose dal momento che “non avevano alcun legame con il territorio“. E allora? Hanno qualche legame con il territorio le decine e decine di giapponesi, tedeschi, inglesi che ogni giorno invadono le strade e le piazze di Siena? Per visitare una città, occorre avere un legame con quella città, oppure lavorarci? Può essere che ci siamo distratti: chi e quando ha stabilito che la libertà di circolazione può essere limitata dalla polizia se manca il “legame con il territorio”? Da chi e quando è stato stabilito che ci si può spostare solo verso luoghi con i quali abbiamo legami? Quando abbiamo perso la libertà di andare dove ci pare? Le due ragazze, definite senz’altro “ladre” nel comunicato della Questura, erano “probabilmente intenzionate a commettere furti in abitazione”. Che novità è questa, di punire qualcuno in base alle sue intenzioni? O meglio: in base a quelle che la polizia ritiene essere le sue intenzioni? Non per quello che ha[…]

Il furto aggravato di rifiuto

Gianfranco Grandaliano, presidente dell'AMIU (municipalizzata per la raccolta dei rifiuti) di Bari, durante un consiglio comunale monotematico dello scorso dicembre (testo riportato nel suo profilo Facebook): Poi c’è un altro fenomeno, quando noi vediamo quei rifiuti buttati perfenomeno, io non sono razzista, li individuo come extracomunitarisinceramente, che purtroppo la mattina calano in tutti i quartieridella città, non è che ce l’hanno col Libertà, in tutti i quartieridella città, rovistano tutti i cassonetti e mica gli interessa cosasta a terra. Io ho pregato il Sindaco comunque di fare un’ordinanza adhoc per multarli, ma stavo configurando, veniva forse daun’esperienza mia professionale, di configurare eventualmente anche unillecito penale al fine di consentire alle Forze dell'Ordine diprovvedere in tal senso, denunziare a piede libero comunque un arrestoin flagranza, perché stiamo configurando il furto aggravato dirifiuto, che nel momento in cui il cittadino conferisce nel cassonettodiventa di proprietà dell’AMIU, quindi se io vado a prendere ilrifiuto è come se mi rubassero il rifiuto. Lo so che sembra ridicolo,però è un escamotage giuridico per fronteggiare questo problema, che èun problema veramente serio sul punto. Proviamo a seguire la logica di questo ragionamento. Il furto aggravato di rifiuto è una cosa ridicola, che non sta né in cielo né in terra. Grandaliano lo sa, e lo ammette. Bisogna però inventarsi questa cosa ridicola come escamotage per mandare in galera alcune persone, che guarda caso sono extracomunitarie (i Rom sono per lo più cittadini italiani o comunitari, ma sono sottigliezze inutili: l'aggettivo extracomunitario indica ormai chiunque sia spiacevolmente diverso). Questo, in un paese in cui la classe politica sta riflettendo sull'escamotage da trovare per non mandare in galera un potente truffatore ed evasore fiscale, che è stato per molto tempo capo del governo. Siamo un paese in cui ci si inventa cose ridicole (l'agibilità politica) per non mandare in galera i potenti, anche se sono dei delinquenti, ed in cui ci si inventa cose ancora più ridicole (il furto aggravato di rifiuti) per mandare in galera i deboli, anche se non hanno compiuto alcun reato.La cosa che più colpisce, nel presidente di una azienda che si occupa di ambiente, è la mancanza di percezione ampia del fenomeno. I Rom e gli africani che rovistano nei cassonetti lasciano della sporcizia. Questo vede il cittadino, che si indigna. Uno che abbia un po' più di consapevolezza vedrebbe altro. Vedrebbe che rovistando nei cassonetti, quelle persone tirano fuori cose che possono essere riciclate e riutilizzate. Cioè: trasformano il rifiuto indifferenziato in una risorsa. E in questo modo rendono alla comunità un servizio per il quale bisognerebbe ringraziarli.