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Vedo solo lo schifo
Suscitano indignazione le immagini del pregiudicato foggiano che con la moglie, anch’essa pregiudicata, ha portato i figli in pellegrinaggio sulla tomba di Totò Riina e Bernardo Provenzano, postando le foto su Facebook e accompagnandole con un testo che grida vendetta: “Per me restano grandi uomini. È un onore essere qui”. Quando si tratta di fatti sociali, però, è sempre meglio seguire l’indicazione di Spinoza: “non deridere, non compiangere, non maledire ma comprendere". E per comprendere un qualsiasi fatto sociale bisogna partire sempre dalla stratificazione sociale. Non siamo tutti uguali, se non retoricamente. Alcuni sono ai vertici della società, altri nel mezzo, altri in basso. E il fatto che si sia in un punto o in un altro è fondamentale per comprendere chi siamo, cosa facciamo e perché. Non è difficile collocare socialmente il nostro pregiudicato. Basta dare uno sguardo, appunto, al suo profilo Facebook. Ha studiato all’Università di Foggia ed è un libero professionista. Un architetto o un commercialista, si direbbe. Ma più veritiere sono altre due indicazioni, in aperta contraddizione: ha studiato presso “la strada” e lavora presso “La Bella Vita”. Tra i post pubblici c’è questo suo pensiero: Buongiorno a tutti vedo solo lo schifo che più chifo che no ce ne ti chiamano amici fratelli e poi anno il coraggio di dire che sono di omertà fatemi il piacere che vi schifo da sopra a sotto spero solo che non abbiate mai una difficoltà xche sarà il giorno che vi schifero con ho sempre fatto ciao vvb schifezze.. Il nostro pregiudicato è una persona senza istruzione alcuna e, conseguentemente, senza nessuna vera attività lavorativa. È povero e socialmente escluso. Non ha nessuno strumento per cambiare la sua posizione sociale. In altri termini, è un sottoproletario. A Marx non piaceva, il sottoproletariato. Lo chiamava Lumpenproletariat, cioè proletariato straccione. Esposto alla violenza, al crimine, gli sembrava del tutto inaffidabile per la prassi rivoluzionaria. Ed aveva ragione. Il sottoproletariato va bene per far film o scrivere libri: non c’è borghese che non si commuova e sia pronto a far le barricate pur di difendere il suo giudizio entusiastico su film come Accattone di Pasolini. Ora, il sottoproletario ha una collocazione infelice, nella società, ma non per questo vede il mondo in modo diverso. Le sue mete sono esattamente quelle di tutti gli altri. Ogni membro della società desidera raggiungere la meta sociale del successo, a meno che non sia un filosofo – in questo caso desidera raggiungere il successo criticando la società. Non avendo strumenti culturali per mettere in discussione i modelli e i valori sociali, nel sottoproletario questi si presentano nel modo più evidente e ingenuo. Il borghese vuole la macchina potente, ma dissimulerà il suo desiderio di uno status symbol con ragioni più o meno etiche: la macchina più potente è più sicura (le case automobilistiche lo sanno bene, spiegava già Vance Packard ne I persuasori occulti). Il nostro sottoproletario vuole la macchina potente esattamente come status symbol, senza dissimulazioni. Sa che è un simbolo, ed è quel[…]