L’inferno e l’ossessione della violenza

André Gonçales, L'InfernoUna delle domande più tormentose della filosofia - che è la disciplina che si occupa delle domande tormentose: e che è, per questo, una disciplina in via di estinzione - può essere così formulata: ammesso che si riesca a capire, per qualche via, cos'è il bene, ed a distinguerlo nettamente dal male, per quale ragione dovremmo fare il bene e non fare il male? Perché, insomma, dovremmo essere buoni?Un primo modo per rispondere a questa domanda consiste nel dire che chi fa il bene è felice, mentre chi fa il male si condanna all'infelicità. E' quello che sostiene Socrate nel Gorgia platonico: "Io dico che chi è onesto e buono, uomo o donna che sia, è felice, e che l'ingiusto è malvagio e infelice" (470E; trad. G. Reale). Una tesi che contesta con veemenza il sofista Callicle, per il quale bene è "lasciar crescere i propri desideri il più possibile" (491E) e "togliersi il gusto di tutto ciò di cui continuamente gli possa venir voglia" (492A), fare quello che si vuole senza curarsi del bene e del male.Socrate è l'eroe della filosofia occidentale, almeno fino a Nietzsche. Da Nietzsche in poi, le tesi di Callicle hanno preso decisamente il sopravvento. Che essere buoni serva ad essere felici è oggi una tesi decisamente debole; di più: alla filosofia l'uomo buono pare sospetto. Bisogna interrogarlo sulla sua bontà, fare la genealogia delle sue inclinazioni, scoprire il male dietro la sua facciata buona. L'uomo buono, in pace con sé stesso, è un brav'uomo, uno superficiale e mediocre, un borghesotto che non è mai cresciuto abbastanza da fare i conti con la sua stessa ombra.Tra i non molti sostenitori della tesi socratica c'è papa Francesco, che nell'udienza generale dello scorso 11 giugno, parlando del timore di Dio, ha dichiarato: "Quando una persona vive nel male, quando bestemmia contro Dio, quando sfrutta gli altri, quando li tiranneggia, quando vive soltanto per i soldi, per la vanità, o il potere, o l’orgoglio, allora il santo timore di Dio ci mette in allerta: attenzione! Con tutto questo potere, con tutti questi soldi, con tutto il tuo orgoglio, con tutta la tua vanità, non sarai felice." Può succedere, naturalmente. Anzi, succede spesso. Il mondo è pieno di persone ricche e potenti che sono infelici. Ma non va meglio con i buoni, ammesso che esistano da qualche parte. Per quelli della mia generazione, ci sono due figure emblematiche per l'uno e l'altro caso. Una è quella di Raul Gardini, il potentissimo imprenditore che si suicidò nel 1993, in seguito ad una storia di tangenti. L'altra è quella, nobilissima, di Alex Langer, il politico che si suicidò nel 1995, a conclusione di una vita spesa per il dialogo e la pace. Nel computer di Langer, dopo la sua morte, è stato ritrovato un file con una serie di domande che mettono a nudo la sua purezza morale, ma anche il tormento della sua coscienza. Tra queste: "Vivresti effettivamente come sostieni che si dovrebbe vivere?". E: "Passeresti il tuo[…]