Il Buddhismo dei Baci Perugina

Se chi lavora per la Perugina avesse l’idea di inserire nei Baci un bigliettino con una frase di Gesù sarebbe un grave scandalo, un attacco alla nostra tradizione e identità culturale, un’offesa a tutti i cristiani; e Salvini farebbe oscillare il rosario con la bava alla bocca. Se ci finisse, nei Baci Perugina, un passo del Corano, sarebbe un attacco alla diversità culturale, una mancanza di rispetto al Libro Sacro, una manifestazione di zuccherosa strisciante islamofobia. Se il creativo della Perugina – che ci figuriamo giovane, precario e malpagato: perché questo è l’andazzo – inserisce nei baci Perugina una frase del Buddha, non succede nulla. Perché i buddhisti, si sa, sono pacifici, anzi pacioni, e in fondo il Buddha con la sua bella pancia tonda è in tutti i negozi di prodotti per la casa.

La cosa si complica un po’, ma non senza restare in piena sintonia con lo spirito dei tempi, se la frase inserita nei Baci non è mai stata pronunciata dal Buddha. Come scrisse Socrate in Contro i Sofisti, “Una volta che uno è morto puoi fargli dire quello che vuoi, e questo non è bello”. Non è bello, ma funziona, e siamo in un’epoca in cui è importante che le cose funzionino. E dunque non c’è frase che non possa essere attribuita a Socrate, a Platone o a Rousseau (a Gesù e a Maometto no, abbiamo detto).