Facebook non consente i contenuti che incitano all’odio, ma attua una distinzione tra contenuti seri e meno seri. Se da un lato incoraggiamo gli utenti a mettere in discussione idee, eventi e linee di condotta, non consentiamo la discriminazione di persone in base a razza, etnia, nazionalità, religione, sesso, orientamento sessuale, disabilità o malattia.
Poiché il manifesto è inequivocabilmente razzista ed inequivocabilmente incita all’odio contro i neri, bisogna dedurne che per Facebook si tratta comunque di un contenuto “meno serio”.
Intanto a Foggia una giornalista de l’Unità viene processata per aver commentato criticamente su Facebook un manifesto di una scuola per estetiste, che mostrava una bambina bionda, intenta a truccarsi, e la scritta Farò l’estetista. Ho sempre avuto le idee chiare.