In origine fu Minimo Karma. Erano i primi anni Duemila, l’epoca d’oro dei blog. Il titolo era un omaggio a Carlo Coccioli ed al suo Piccolo karma. Cercavo – non so dire con quanto successo – una scrittura nitida, essenziale, minimalista: esatta. Il blog era ospitato su Splinder.
Minimo Karma è diventato, negli anni, Snowscape, Loingpres etc., Spectator Novus, At-. Ha raccolto i miei testi più lunghi, mentre la comunicazione quotidiana avveniva sui social network.
Dal 2025 questo blog fa sua, invece, la prospettiva dell’IndieWeb: ridare centralità ai blog personali, riappropriarsi dei propri contenuti invece di cederli alle piattaforme protagoniste del capitalismo della sorveglianza. In termini di contenuti questo vuol dire pubblicare post più brevi, comprese le piccole annotazioni che condividevo sui social network; è presente anche una sezione di foto personali, quale alternativa a Instagram.
Riguardo alla felicità: Adorno e Horkheimer nell’aforismo 100 Sur l’eau, Minima Moralia:
Lo stesso godimento sarebbe toccato da questa trastormazione, dal momento che il suo schema attuale è inseparabile dal darsi da fare, pianificare, ottenere quel che si vuole e sottomettere gli altri. «Rien faire comme une bête», giacere sull’acqua e guardare tranquillamente il cielo, «essere e nient’altro, senz’altra determinazione e realizzazione», potrebbero sostituire processo, azione e compimento, e adempiere cosí sul serio alla promessa della logica dialettica, di sfociare nella propria origine. Tra i concetti astratti, nessuno si avvicina all’utopia realizzata piú di quello della pace perpetua. Spettatori clandestini del progresso, come Maupassant e Sternheim, hanno contribuito ad esprimere questa intenzione, nel modo sobrio e schivo che solo si addice alla sua tragilità.
A proposito di chi usa ancora la parola “scuola”.
Scrive Paolo Mottana:
« La scuola non cambierà mai.
Voglio dire nel suo impianto, nella sua struttura reclusoria, coercitiva, separatrice, fondamentalmente repressiva e sorvegliante.
Non cambierà mai perché fa comodo a troppi: fa comodo ai genitori, che in fin dei conti, tranne una sparuta minoranza (non contano quelli che fanno homeschooling o parentale, quelli non temono di perderli di vista), li vogliono se possibile sottochiave e non certo in giro a vivere esperienze e avventure.
Fa comodo agli insegnanti che per nulla al mondo vogliono abbandonare la loro cattedra “disciplinare” e il loro piccolo mondo dell’aula.
Fa comodo alla società che può stare serena che i suoi figli sono al sicuro mentre distrugge e violenta l’ambiente, la qualità ospitale dei luoghi, la funzione “sociale” del territorio.
Fa comodissimo a chi governa e ai potenti che possono chiudere in un laboratorio sotto controllo la “formazione” dei futuri, sviluppando tecnologie sempre più sofisticate per educastrarli e trasformarli in servomeccanismi funzionali.
I bambini e i ragazzi hanno sempre fatto problema. Nulla di nuovo. La nostra società “moderna” ha elaborato un sistema per metterli a tacere, per controllarli capillarmente e per modellarne sempre più efficacemente il cervello. Non certo solo con la scuola, la scuola serve fondamentalmente a fargli assumere la postura giusta, a imparare l’obbedienza, la passività, il primato della cognizione sul corpo e dell’astrazione sulla concretezza, a impedire loro, fintanto che non siano totalmente anestetizzati, di vedere l’abuso che si consuma del loro ambiente.
Ovviamente gli apparati più efficaci sono altri oggi: i media, la rete, gli smartphone, la vita urbana e l’idiozia diffusa negli adulti, cui mai nulla veramente è importato e importa di loro.
Tutti coloro che hanno provato a cambiarla, l’educazione, sul serio, son finiti nel dimenticatoio. Inutile fare nomi, sarebbe lungo e noioso e a molti quei nomi non dicono più nulla.
Qualcuno, ostinatamente, ci prova ancora. Tra i tanti anch’io. Ma bisogna essere onesti. Forse troveremo, nella massa di ottusità diffusa, qualche adepto. Qualche coraggioso eroe che proverà, come alcuni stanno provando, a cambiare le cose.
Ma è importante non illudersi. Altrimenti si soffre troppo. I bambini e i ragazzi, al di là di tutto, sono e resteranno i più dimenticati, checché se ne dica. Sono i senza diritti. Gli inermi. Sono alla mercé di quegli adulti che non hanno mai messo bene a fuoco cosa voglia dire venire al mondo. In parte perché precocemente resi insensibili dalla famiglia e dalla scuola a loro volta ma poi perché hanno altro da fare. Sempre di più.
Pensare di potergli concedere di vivere la vita davvero, con esperienze, nel mondo autentico, alla loro altezza, partecipando e collaborando, è impensabile. Loro devono essere tenuti in cattività, alla catena.
E quando il tempo della loro libertà (ahahahah) arriverà, ad attenderli ci saranno i guru dell’occupabilità, del posto di lavoro, delle schiavitù ad hoc a seconda delle provenienze, contro le quali, essendo stati avvezzati a non contestare mai ciò che il mondo “dei grandi” decide, si inchineranno, strisceranno, per avere anche loro la loro dose di nulla quotidiano.»
E ancora:
« Mi limito a rispondere brevemente ad un classico intervento di difesa della scuola da sinistra (la sinistra foucoltiana, spinoziana, marxista? ecc.). La scuola, proprio per il pensiero critico che l’ha analizzata, è in sé un dispositivo di potere repressivo (nei suoi muri, nei suoi protocolli, nelle sue prove ecc., come diceva bene anni fa non solo Foucault ma anche Papi per es.). Voi pensate che si possa ancora attraversarla e introdurvi un “granello di sabbia” critico. Buon per voi. Presumibilmente tu non hai mai letto un mio libro e non sai nulla di educazione diffusa, città educante ecc. Poco male. Magari prova a darci una scorsa, tanto per renderti conto che qui non si tratta di pensare una descolarizzazione tout court ma di una mobilitazione operativa di tutto il tessuto sociale. Vero che la “soggettivazione”, termine che deve farti andare in brodo di giuggiole, avviene anche attraverso altri mezzi oggi molto potenti. Si tratta di reagire anche a quelli. Tuttavia sottovalutare l’impatto che 18000 ore trascorse in una classe scolastica (tempo medio dalla primaria alla secondaria di secondo grado) in una certa postura, assorbendo certi tipi di sapere e interiorizzando tutto un complesso insieme di procedure normative non abbia conseguenze massicce sulla “soggettivazione” dei bambini e dei ragazzi mi pare quantomeno ridicolo. Comunque continuate a tenere duro sulla scuola (sono spesso gli insegnanti del classico ad avere questa fissazione, chissà come mai), siete in buona compagnia. Vi auguro anche di aumentare la gioia di esistere insieme.»
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