La prima volta che ho sentito nominare Luca Volontè è stato otto anni fa. Mia sorella aveva partorito un bambino, Davide, con una gravissima malattia genetica, la sindrome di Potter. Una malattia che non dà scampo. I medici avevano chiesto ai genitori l’autorizzazione per sottoporlo a dialisi, loro si erano presi un giorno di tempo per documentarsi – nulla sapevano della sindrome di Potter – e il medico si era rivolto al tribunale per far togliere loro la potestà genitoriale ed ottenere il ricovero senza il loro consenso. La cosa aveva suscitato un comprensibile dibattito, con toni qua e là accesi. Ognuno, come succede, diceva la sua. Qualcuno era a favore, qualcuno contro. Poi arrivò Volontè. Già il titolo del suo articolo (su Liberal: ma oggi si fatica a trovarne tracce in rete) la diceva lunga sui toni: L’incredibile cinismo di quei genitori di Foggia. C’è questo bambino, dice, che è nato senza reni e che “vuole scalare il mondo”. E’ una sciocchezzuola, basta un trapianto, ed ecco che no, il povero Davide non può vivere, perché i genitori vogliono farlo fuori. “I genitori vogliono consegnarlo invece alla morte, interrompere le cure e lasciarlo morire… lui che vuole vivere”. E poi amplia lo sguardo: il pasticciaccio brutto di questi due genitori che vogliono uccidere il figlio sacrificandolo al “dio consumistico della perfezione” non è che la manifestazione della crisi morale dell’Europa, dovuta, naturalmente, all’abbandono dei buoni principi cristiani. E in pieno delirio evocava l’eugenetica, Binding e Hoche, il nazismo, per concludere poi: “Siamo proprio sicuri di aver fatto bene a vietare la caccia agli stregoni?”.
L’articolo delirante di uno che tocca temi delicatissimi senza nessuna cognizione di causa. L’articolo crudele di una persona che addita al pubblico disprezzo una coppia di genitori che stanno soffrendo per un figlio destinato a morire, nonostante tutte le polemiche, nonostante tutti i sacrosanti principi cattolici. L’articolo di uno pseudo-intellettuale figlio di Comunione e Liberazione pronto a passare come un carro armato su una tragedia privata per i suoi scopi polemici. Ma era solo un articolo dei tanti. Era intervenuto, per dire, anche sul caso Welby, il nostro Volontè – “se lui ritiene di voler dare un taglio alla propria vita può suicidarsi con l’aiuto della moglie, ma questo non ha niente a che fare con la legalizzazione dell’eutanasia che è un omicidio sul quale la nostra cultura giuridica non può essere d’accordo ” – e dopo la sua morte aveva chiesto l’arresto del medico che lo aveva aiutato a liberarsi dal suo incubo quotidiano. Chiamato in giudizio per diffamazione, la fece franca grazie all’immunità parlamentare. Quando si dice assumersi la responsabilità delle proprie idee.
Ora, la mia fiducia nel genere umano mi porta a credere – a sforzarmi di credere – che in ciascuno di noi ci sia qualcosa di buono, magari ben nascosto. Perfino in Luca Volontè. Avevo letto con sincera speranza il suo interesse per un paese lontano come l’Azerbaijan. “Parte dall’Azerbaijan l’integrazione nel mondo musulmano”, scriveva recentemente, riferendo di un riunione della Alleanza delle Civiltà – una iniziativa delle Nazioni Unite voluta da Zapatero per favorire il dialogo tra mondo occidentale e mondo islamico. Che bello, pensavo, Volontè s’è convertito! Volontè è diventato democratico e aperto! Volontè riferisce addirittura – lui – del lavoro della riunione per contrastare crimini d’odio e hate speech. Tutto è bene quel che finisce bene.
Ma mi ero illuso, forse. E’ di oggi la notizia che il nostro ex onorevole è indagato dalla magistratura con l’accusa di aver intascato dal governo dell’Azerbaijan una tangente di più di due milioni di euro. Soldi che sarebbero serviti ad orientare il voto del Consiglio d’Europa sul rapporto Strasser sugli 85 prigionieri politici dell’Azerbaijan, che fu bocciato grazie al voto determinante dei rappresentanti del gruppo Popolari-Cristiano Democratici, di cui il nostro era presidente. Un uomo politico di un paese che prende soldi per fare gli interessi di un altro paese. Un venduto, un traditore. Questa l’accusa.
Ma io, ripeto, ho una fiducia caparbia nel genere umano, e sono sicuro che il nostro Volontè è innocente, perseguitato da giudici che non capiscono e non rispettano la sua conversione ed il suo sincero impegno per il dialogo tra civilità.
Se poi così non fosse, sono sicuro che saprà riabilitarsi. Magari dietro le sbarre di una prigione.
Articolo pubblicato su Gli Stati Generali il 25 giugno 2016.