Leonardo Caffo e la conoscenza dell’altro

Fragile umanità. Il postumano contemporaneo (Einaudi) è l’ultimo libro di Leonardo Caffo, un giovane filosofo che è considerato tra i principali riferimenti filosofici dell’antispecismo italiano. Mi riprometto di scriverne con calma, ma intanto mi preme buttare giù una considerazione a margine.
Nel suo libro (pubblicato da Einaudi: la circostanza non è secondaria) Caffo cita più volte Lao Tzu, l’autore del Tao Te Ching.
Lo fa una prima volta a pagina 12:

Ma così tutto, come è giusto che sia, si complica – perché “quella che il bruco chiama fine del mondo”, dice Lao Tzu, “il resto del mondo chiama farfalla”.

Ora, dopo il “dice Lao Tzu”, ci vorrebbe la fonte. Ma la fonte non c’è. Lao Tzu, del resto, non è mica Aristotele: le (pseudo)citazioni su Facebook bastano e avanzano.

Una seconda citazione è a pagina 82:

Il monaco sa, col Tao Te Ching (XXXIX), che “il fondamento dell’essere sta nel far parte dell’Uno: l’anima è cosciente che se dentro di sé ha l’uno, allora gli esseri che vivono dentro di sé hanno l’uno, il capo regge e organizza la società se dentro di sé ha l’uno. Tutto ciò che è, è così per via dell’Uno.”

Qui va un po’ meglio, Caffo si degna di indicare l’opera ed il capitolo, ma manca ancora il riferimento in nota. Di chi è la traduzione? Trattandosi di un’opera cinese, è una domanda non irrilevante. Una domanda che è destinata a restare senza risposta, almeno per me: la tradizione citata non è tra quelle che conosco. Il testo cinese del capitolo XXXIX è questo (cito dal Chinese Text Project) :

昔之得一者:天得一以清;地得一以宁;神得一以灵;谷得一以盈;万物得一以生;侯王得一以为天下贞。其致之,天无以清,将恐裂;地无以宁,将恐发;神无以灵,将恐歇;谷无以盈,将恐竭;万物无以生,将恐灭;侯王无以贵高将恐蹶。故贵以贱为本,高以下为基。是以侯王自称孤、寡、不谷。此非以贱为本耶?非乎?故致数誉无誉。不欲琭琭如玉,珞珞如石。

Il testo citato da Caffo sembra una libera, liberissima interpretazione  della prima parte del capitolo, che suona così nella traduzione classica di J.J.L.Duyvendak (Adelphi):

Coloro che in antico hanno raggiunto l’unità sono i seguenti:
Il cielo ha raggiunto l’unità ed è diventato chiaro.
La terra ha raggiunto l’unità ed è diventata tranquilla.
Gli spiriti hanno raggiunto l’unità e si sono animati.
Le valli hanno raggiunto l’unità e si sono riempite.
I diecimila esseri hanno raggiunto l’unità e sono nati.
I re vassalli hanno raggiunto l’unità e sono diventati i rettificatori di Tutto-sotto-il-cielo.
Ciò che ha causato tutto questo (è l’unità). 

Come si vede, il testo ha poco o nulla a che fare con quello citato da Caffo. L’impressione è che, più che di una traduzione, si tratti di una parafrasi fatta da un occidentale, che usa il linguaggio e le categorie occidentali per leggere Lao Tzu. Non c’è traccia nel testo di Lao Tzu dell’anima. C’è la parola , che Duyvendak traduce correttamente con spiriti, perché rimanda non solo all’idea di una essenza spirituale, ma anche a quella di soprannaturale e magico.

A pagina 79 troviamo finalmente l’indicazione di una fonte:

Conoscere l’altro non è studiarlo, quella è una vivisezione metaforica (e spesso reale) che non coglie il punto: “anche un viaggio di mille miglia inizia con un passo, sostiene Lao Tzu.

Segue la nota:

Lao Tzu, citato in Y. Kieffer e L. Zanini, Il kung fu, Xenia, Milano 1997, p. 1.

Dunque: Leonardo Caffo non ha letto Lao Tzu, anche se lo cita tre volte. E anche se del Tao Te Ching esistono ormai diverse edizioni, anche economiche. Non ha letto quello che è uno dei testi fondamentali per approssimarsi alla civiltà cinese, ma non sembra aver letto nemmeno alcuna seria storia della filosofia cinese. Lao Tzu lo cita di seconda, anzi terza mano da un libretto divulgativo sul kung fu.

La faccenda sembra poco significativa, ma non lo è. L’ultimo passo citato parla di conoscenza dell’altro. E si sbaglia: conoscere l’altro è, in primo luogo, studiarlo. Andare in libreria o in biblioteca e prendere il Tao Te Ching. Magari studiarsi anche un po’ di cinese, che male non fa, anche se a scuola ci insegnano che il greco è formativo, e il cinese no. Un viaggio interculturale di mille miglia inizia con un passo: aprire un libro. Ma Leonardo Caffo è un filosofo italiano, e i filosofi italiani non sentono di aver bisogno non dico di confrontarsi con, ma anche solo di documentarsi seriamente sulla filosofia orientale. Ed è una delle ragioni della miseria della filosofia italiana.
Il fatto che la più importante casa editrice italiana lasci passare pseudocitazioni da social network in un suo libro, poi, è un indice significativo dello stato attuale dell’editoria italiana.

Author: Antonio Vigilante

antoniovigilante@autistici.org

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