Ho scritto questo articolo, su richiesta, per una rivista che si occupa di educazione. Ho chiesto di non pubblicarlo perché il numero della rivista, dedicato alla pace, sarebbe stato legato alla terza marcia mondiale per la pace e la non violenza. Marcia che non condivido, come non condivido le posizioni della maggio parte dell’area della cosiddetta nonviolenza, per ragioni che ho ampiamente illustrato su questo blog.
Quando il fascista Putin ha aggredito l'Ucraina - e si trattava, e si tratta, di molta gente innocente massacrata, come continuazione del genocidio voluto da Stalin - Donatella Di Cesare ha negato il diritto degli Ucraini alla resistenza armata, in nome della nonviolenza. Ora commenta la morte della brigatista rossa Barbara Balzerani con queste parole: "La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse […]
La Russia ha invaso l’Ucraina. Quelli di Potere al Popolo sono andati in piazza a protestare contro la Nato. Perché è evidente che quel brav’uomo di Putin – che solo un calunniatore come chi scrive può considerare fascista – è stato costretto, col cuore che gli piangeva, ad invadere l’Ucraina per ristabilire un po’ di giustizia internazionale.
Israele sta massacrando i palestinesi dopo il gravissimo attentato del 7 ottobre. Quelli di Potere al Popolo vanno in piazza a bruciare la bandiera di Israele e a protestare contro la Nato, che ci sta sempre bene. E Hamas? Niente, non pervenuta.
Nel primo caso quello che rimane della sinistra comunista in questo Paese appoggia un dittatore palesemente fascista. Nel secondo caso evita – è il meno che si possa dire – di condannare il fascismo di Hamas. Nel comunicato della manifestazione di ieri scrivono:
Stop all’invio di armi per la guerra in Ucraina; riconoscimento dello Stato Palestinese; revoca dell’accordo di cooperazione militare tra Italia e Israele; via l’Italia dalla Nato; tagliare le spese militari per finanziare le spese sociali; stop al genocidio a Gaza.
Per me, come per molti (Gandhi tra questi), Il Regno di Dio è in voi di Tolstoj è uno dei libri da portare con sé nelle diverse stagioni della vita, uno di quei libri che invecchiano con noi e che portano i segni di molteplici, spesso sofferte letture.
Invecchiata con me è la vecchia edizione Manca (1991), dalla copertina rossa e un Tolstoj accigliato in copertina, con all’interno il biglietto da visita di Ornella Pompeo Faracovi, che non è più tra noi (che è nella compresenza, direbbe Capitini). Mi pareva che non vi fossero a disposizione altre edizioni e per questo ho pensato di ordinare i miei appunti di (ri)lettura e farne una nuova edizione con mia introduzione. Mi sembrava urgente rimettere in circolazione in un periodo di grave crisi della nonviolenza un libro che è oggi più attuale che mai, per l’analisi implacabile, impietosa del sistema di dominio politico-religioso della Russia zarista, che non è troppo diverso dal sistema fascista della Russia di Putin.
Il libro è ora disponibile in cartaceo e digitale nell’ambito del mio progetto libertario endehors. Ho detto che credevo che l’ultima edizione fosse quella di Manca del ’91. Vedo che è uscita intanto anche una edizione, sia cartacea che elettronica, presso l’editore goWare, con introduzione di Stefano Garzonio e uno scritto di Giuliano Procacci. Scegliete l’edizione che preferite: ma leggetelo.
I miei studenti di terza si sono classificati secondi alla finale nazionale del torneo “Dire e contraddire” del Consiglio Nazionale Forense. Un torneo di Debate nel quale si trattava di sostenere una tesi contro l’avversario, indipendentemente dal fatto di ritenerla vera o falsa.
Ho scritto qui cosa penso del Debate, e non tornerò sul tema. Qualcosa voglio dire, però, sul tema di discussione della finale. Si trattava di essere a favore o contrari riguardo alla seguente affermazione di Nelson Mandela:
L’uomo audace non è colui che non ha paura, ma quello che vince la paura.
Ai miei studenti toccava il compito ingrato di essere contrari a questa affermazione. Ingrato, perché è ben evidente che la paura è una cosa negativa, una passione triste, e che vincerla è gran cosa. E c’è tutto un esercito di grandi uomini e di grandi donne da chiamare come testimoni: lo stesso Mandela, Falcone e Borsellino, Franca Viola: eccetera.
Siamo tutti d’accordo che vincere la paura sia una gran cosa. Ma l’audacia? Bisogna vincere la paura nella direzione dell’audacia? Cos’è l’audacia? Audere è compiere un’azione azzardata, con una sfumatura di tracotanza, di hybris. È un termine che appartiene al linguaggio militare; anzi: alla retorica militare. Memento audere sempre è motto dannunziano, e l’acronimo era un omaggio al motoscafo armato silurante (MAS). È con la retorica dell’audacia, dell’osare, dell’impresa azzardata ma eroica che da secoli si mandano i soldati a morire in nome di una causa più grande. E certo, bisogna vincere la paura. Dove non arriva la retorica, funzionano le droghe, di cui s’è fatto largo uso durante la seconda guerra mondiale.
L0027331 MS Indic 37, Isa upanisad. Credit: Wellcome Library, London. Creative Commons Attribution only licence CC BY 4.0
Quand’ero adolescente raggiunsi la Conoscenza. Bastano poche parole per dirla. Noi non siamo il nostro io e la nostra mente, così come non siamo il nostro corpo. C’è un fondo, un al di là di quello che crediamo di essere, che è la nostra natura autentica. Attingere questo al di là è lo scopo della vita. E questo al di là è, al tempo stesso, il fondo dell’essere, che potremmo chiamare Dio. E questo fondo è Uno. La profonda unità di tutto. Limai una medaglietta, vi scrissi “Tutto è uno” e me la misi al collo. Non avevo altro da sapere.
Giunsi a questa Conoscenza dopo aver letto un po’ di testi di filosofia indiana. Stabilirmi, almeno con l’immaginazione, in questo altrove da me mi dava un senso di liberazione che rendeva quasi tollerabile il tempo sprecato a vegetare tra i banchi. Ma, anche, mi isolava terribilmente. Perché io ero quello che sapeva, gli altri vagavano nell’ignoranza. Mi rese, insomma, insopportabilmente arrogante.