La frase convenzionale

Scriveva nel 1918 il grande orientalista Luigi Suali nella sua Introduzione allo studio della filosofia indiana (Mattei & C., Pavia, p. 3):

Noi non vorremo ripetere qui la frase convenzionale che gl’Indiani non ebbero storia – una affermazione, questa, che va messa fra gli errori di cui la scienza ormai ha fatto giustizia […]

Qualche anno dopo un altro grande indianista, Carlo Formichi, che sarà vicinissimo a Mussolini, scriveva nella introduzione a I primi principi della politica secondo Kamandaki, Istituto Romano Editoriale, Roma 1925:

E ci è ragione di compiacenza il potere con sicura coscienza affermare che i primissimi studi sull’esistenza d’una vera e propria scienza politica indiana, sieno provenuti dall’Italia. […] Nel 1908, quando cioè l’Hillebrandt annunziava la scoperta del Kautiliyaçastra, a Torino vedeva la luce nei tipi del Bocca un saggio di scienza politica, Salus Populi, nel quale si rivendicava a K&mandaki il merito d’essere l’artista della Politica, in confronto di Machiavelli che ne è lo storico, e di Hobbes che ne è il filosofo.

Salus Populi era un saggio dello stesso Formichi. E in sostanza allo sciocco nazionalismo di Galli della Loggia sfugge quella che, dal suo punto di vista (nazionalistico, appunto), potrebbe essere rivendicato come una eccellenza italiana.