Ho dormito tre ore questa notte
fors’anche meno alle cinque ero sveglio
e il seguito non so se sonno o veglia
un breve sonno pieno di ricordi
più che di sogni o almeno così pare
all’ora convenuta ho messo su
il mio-me la mia faccia la mia storia
ed ho ricominciato tutto quanto.
Cerc’ora di comprendere il qualcosa
che fa di me un essere vivente
e non una struttura di pneumatici
un non troppo simpatico bibendum
un povero attorello sussiegoso
che si dimena sopra un palcoscenico
con quel che segue. Sento dentro il vuoto
e questa è proprio una frase del cazzo
ci si aspetta ben altro da un poeta
sia pure un poetucolo di quelli
che vanno ai concorsucoli poetici
di Maiolati Spontini o Rocchetta
Sant’Antonio; sto male, tutto qui
ed è cosa che sempre mi stupisce:
posso dire che sto in qualche modo
senza che questo mi distrugga? Posso
essere in qualche modo senza essere
un nulla? Posso sfuggire al mio vuoto?
Perché sono e non sono, mi trascina
la tristezza, mi svuota la mancanza
mi fa sorridere il sole sui colli
mi dà pace il pensiero della morte:
quando avrò consistenza nel non essere.
Vivo come uno strazio la presenza
di me a me stesso, l’accadermi, il nome
l’identità, la storia, the conundrum
il tohu wa bohu che mi trattiene
come un criceto nella sua gabbietta.
(22 luglio 2023.)