Passeggiando con Mirò nei campi qui intorno, fischiettavo chissà perché Todo cambia di Mercedes Sosa. E per associazione di idee m’è capitato di pensare a Vittorio Sgarbi e alla sua depressione. E all’ultimo libro delle Metamorfosi di Ovidio: Omnia mutantur, nihil interit: eccetera.
Veniamo a un recinto di là dal quale s’avvicina un cagnino. È un antico nemico di Mirò, agguerritissimo: e però più piccolo, perfino, e dunque tenero. Ma ora sembra aver deposto le armi. Si avvicina curioso, annusa innocuo. Mirò sembra confuso, accenna un ringhio, ma desiste presto. L’occhio del cagnino ha qualcosa che non va. Guardo meglio. Sono entrambi gli occhi ad avere qualcosa che non va. Sono vuoti. Il cane è cieco. E la cecità l’ha, sembra, pacificato.