Non è facile parlare dell’attentato di Magdeburgo. Se l’attentatore fosse stato un fanatico musulmano, lupo solitario o legato a qualche organizzazione, potremmo replicare il già detto (e buona parte del discorso pubblico è replicare il già detto). Gli uni griderebbero all’Occidente minacciato dall’Islam violento, gli altri ricorderebbero che l’Islam è pace e la violenza ne è una deviazione. Ma Taleb Al Abdulmohsen, l’attentatore saudita che è piombato con la sua auto sulla folla del mercatino di Natale, non è musulmano. Tutt’altro. È un oppositore dell’Islam, non credente, che ha chiesto asilo in Germania. E che dalla Germania si è sentito rifiutato non in quanto islamico, ma appunto in quanto oppositore dell’Islam.
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Il mercato delle abilitazioni all’insegnamento
La legge 29 giugno 2022, n. 79, seguita dal decreto attuativo (DPCM 4 agosto 2023), ha ridisegnato il percorso per diventare docenti. Per conseguire l’abilitazione all’insegnamento, che permetterà poi di partecipare al concorso, è necessario seguire un percorso abilitante di almeno 60 CFU (il CFU, Credito Formativo Universitario, indica un carico di lavoro per lo studente quantificabile in termini di ore), comprendente insegnamenti disciplinari e pedagogico-didattici, un tirocinio diretto nelle scuole e un tirocinio indiretto sotto la guida di un tutor coordinatore universitario. È un percorso che ha luci ed ombre, sul quale sarà il caso di tornare. Ma bisogna intanto denunciarne un aspetto inaccettabile. L’articolo 12 del decreto attuativo stabilisce che: “I costi massimi, pari a euro 2.500, di iscrizione ai percorsi di formazione iniziale, corrispondenti a non meno di sessanta CFU o CFA, sono posti a carico dei partecipanti”. In sostanza il governo ha pensato un percorso abilitante e ha caricato tutti gli oneri economici sulle spalle degli aspiranti docenti, costretti a pagare fino a 2.500 euro per acquisire il diritto di partecipare a un concorso.
È evidente che si tratta di una richiesta in aperto contrasto con lo spirito, ma forse anche con la lettera, dell’articolo 34 della Costituzione, che stabilisce che “i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Non si può escludere che vi siano degli aspiranti insegnanti, capaci e meritevoli, che non siano nelle condizioni economiche per affrontare il costo di un percorso abilitante, soprattutto se si considera che molti giovani hanno una vita fatta di lavori precari e spese crescenti per affitti e costo della vita. Un percorso, quello abilitante, che è di pratica, ma anche di studio, e che essendo post-universitario sembra rientrare pienamente nei “gradi più alti degli studi”.
Leggi tutto “Il mercato delle abilitazioni all’insegnamento”Leonardo Caffo e la violenza
Chiara Valerio ha invitato il filosofo Andrea Caffo alla fiera romana Più libri più liberi, che quest’anno è dedicata alla memoria di Giulia Cecchettin. Ma Caffo è a processo per maltrattamenti e lesioni nei confronti della ex compagna, e la scelta di invitarlo è apparsa inopportuna, perfino scandalosa a molti. Né è sembrata granché convincente la difesa di Chiara Valerio, che si è appellata alla presunzione di innocenza. Su “Il Post” Cataldo Intrieri ha scritto che “ciò che dovrebbe interessare in una rassegna editoriale è il valore di un’opera e la validità di discutere delle idee che contiene”. Fino a un certo punto, a dire il vero, perché forse in quel contesto anche un’opera di eccezionale valore sarebbe stata fuori luogo, considerata la biografia dell’autore. Vero è che le polemiche hanno trascurato del tutto il libro. Quale libro avrebbe presentato Caffo, che ha deciso di ritirare la sua partecipazione? Quali idee avrebbe discusso?
Il libro è Anarchia. Il ritorno del pensiero selvaggio, pubblicato da Raffaello Cortina e dedicato, tra l’altro, a Michela Murgia, “anarchica e autonomista Sarda”. Diamogli uno sguardo, cominciando dai dettagli. Il colophon ci informa di due cose. La prima è che la copertina, brutta e banale – brutta perché banale – è di mana scanavino project, che in genere fa copertine molto belle, ma evidentemente non riesce ad andare oltre un certo immaginario quando si tratta di anarchia. La seconda è che il libro ha il copyright di Raffaello Cortina. Cosa scontata per un libro, ma non scontata per un libro anarchico. Quella contro il diritto d’autore, e a favore di licenze libere, è una delle battaglie degli anarchici fin da quando Tolstoj comunicò la decisione di rinunciare ai diritti su tutte le opere scritte dopo la sua conversione all’anarchismo nonviolento. Caffo non è della partita. Ne prendiamo atto.
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