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Victory
Qualche mese fa quelli di una famosa agenda mi hanno chiesto di scrivere un articolo su Foggia – la città in cui sono nato e da cui sono andato via da qualche anno – per la loro rivista. Volevano una sorta di guida, ma viva: ed appassionata. Restammo d’accordo che ci saremmo risentiti, ma come spesso accade non ci siamo risentiti. Ed è un peccato, perché mi sarebbe piaciuto scriverlo, quell’articolo. Soprattutto in questi giorni prenatalizi. Mi sarebbe piaciuto, davvero, parlare del meraviglioso albero, pieni di luci, messo davanti alla villa comunale, per comunicare la gioia del Natale e fare comunità. Avrei detto della pista di pattinaggio, una bella novità di quest’anno, che lascia perplesso qualcuno: non è che con l’insolito caldo di questo dicembre il ghiaccio finirà per sciogliersi? Avrei detto del nuovo meraviglioso mega-centro commerciale, che ha avuto un leggero inciampo – autorizzazioni che mancano, cose così: robetta burocratica – ma che riaprirà senza alcun dubbio, e porterà lavoro a centinaia di foggiani, e tanti nuovi negozi colorati a rendere più piacevoli le vite dei foggiani. Avrei detto dell’isola pedonale piena di gente, dello struscio serale, trepido e appassionato, di una comunità che si riversa in strada per appropriarsi della città. Avrei detto. Provate a dirlo sotto Natale, che Foggia è una città brutta, anzi la più brutta città d’Italia, come disse quello scrittore famoso. E provate a parlare di statistiche, di qualità della vita: eccetera. Questo avrei scritto. Poi, avrei parlato di Victory Uwangue. Ha ventitré anni, Victory. Dovrei dire aveva, perché Victory è morta, ma dico che li ha perché Victory è qui, accanto a me, mentre scrivo. Victory è nigeriana, e lo si capirebbe dal nome, se non lo sapessimo. Quasi tutti i nigeriani che ho conosciuto avevano questi nomi: Victory, Destiny, Goodluck. Nomi di gente che vuole crederci. Tutti i nigeriani che ho conosciuto avevano storie terribili da raccontare. La storia di Victory finisce a Foggia, anzi a Borgo Mezzanone. Ufficialmente questo borgo, creato dal fascismo per attuare la sua politica dei borghi rurali, fa parte del territorio di Manfredonia, anche se dista solo quindici chilometri da Foggia. Qui Victory vive in un ghetto, in uno dei ghetti nei quali vivono – languono, lottano, soffrono – i lavoratori-schiavi che vengono a lavorare nei campi del Foggiano. Qui Victory sabato scorso è stata uccisa. Il suo cadavere, nudo, è stato dato alle fiamme, ma molto più probabilmente è stata bruciata viva. La foto del suo corpo nudo e semi-carbonizzato gira in rete. L’ho trovata in un blog nigeriano, ma si trova facilmente anche sui siti italiani. Nel blog nigeriano trovo tra i commenti: “They must investigate that matter. That’s if the lady is not a prostitute”. I commenti dei foggiani non sono pervenuti. I siti di informazione locale hanno dato la notizia, che però non interessa granché. Sui social è silenzio. Gli amici, per lo più gente di sinistra, discutono animatamente del nuovo governo Gentiloni e soprattutto del nuovo ministro dell’istruzione che mente sul suo[…]